Geschichte

MEDIOEVO

Il nome deriva, secondo il Serra, dall'unione di "Monte" con il patronimico tedesco Adeling o Allo, è situato sul versante meridionale dell'anfiteatro morenico di Ivrea. I primi documenti in cui viene nominato Montalenghe risalgono al 12° secolo dove Guido, conte del Canavese nel 1156 cede il controllo sul ponte della Dora di Mazzè, che metteva le terre canavesane in comunicazione col Vercellese, ad un consorzio, probabilmente signorile, di personaggi provenienti dall’area di S. Giorgio, Montalenghe e Agliè.

Dopo parecchi decenni vediamo che Montalenghe assume un peso non trascurabile nella nascita del Consortile del Canavese: un misto di comune cittadino e di consorzio territoriale, in cui si sancisce la libertà degli eporediesi e dei canavesani di istituire la propria residenza sia in Ivrea sia in Canavese (Questo consortile costituisce la prima e l’unica istituzione pubblica che definisce il Canavese che ancora oggi può essere considerata valida per la delimitazione del suo territorio http://www.corsac.org/storcana.html ). E’ nel suo ambito che si stipulano a più riprese mutui patti, ora disattesi ora riconfermati, sia per la difesa, sia per l’organizzazione di missioni diplomatiche contro le minacciose intenzioni dei signori e dei comuni limitrofi. Proprio in una di queste occasioni, nel 1229, troviamo assieme ai conti e castellani “de Canapicio” (I Valperga, i San Martino e i Castellamonte) “Raymondus de Montalengis comes de Castromonte” ossia - Raimondo di Montalenghe della famiglia dei Castellamonte -.

Nel 1263, il 14 febbraio, troviamo nuovamente “dominus Raymondus de Montalenguis e suo fratello a rappresentare “Montalengue cum castellata”, quando i conti e castellani del Canavese si riuniscono per dare procura a Bonifacio di S. Giorgio, Giovanni ed Enrico di Rivarolo e Pietro di Valperga per trattare coi Comuni di Vercelli, Pavia ed Ivrea, una convenzione, ossia un patto di mutuo aiuto per combattere ed espellere dalle terre canavesane vercellesi e pavesi i berrovieri, una specie di soldataglia di ventura rimasta senza ingaggio trasformatasi in branchi di ladri e predoni.

Questo patto venne sottoscritto dai Signori e, fatto importante, anche dal popolo. Ne consegue che ci è stato trasmesso l’elenco degli uomini della comunità partecipanti:"... Questi sono i nomi di quelli del Canavese (de Canapicie) che giurarono e promisero di attendere ed osservare i patti e le convenzioni..:

-....Il giorno martedì primo maggio (1263) in Montalenghe giurarono Michele Onerga console, Gujelmo Moltono, suo cognato Giovanni, Giovannone Girardi, i suoi figli Guglielmo e Pietro, Pietro de Guielmo, Alberto Bonifredo, Rainerio Dariato, Pietro de Alberia, Giovanni de Ottone, Albertone de Francisia, Giovanni de Ansermo, Marchetto suo fratello, Giovanni de Filippo, Giovanni Lozelo, Uberto suo fratello, Peraldo, Guglielmano, Giacomo de Gnossa, Guiberto de Dominico, Uberto suo fratello, Ansermo de Dominico, Enrico de Alassia, Giacomo suo cognato, Giacomo Sala, Giovanni de Dominico, Giacomo de Dominico, Landolfo suo fratello, Guglielmo de Alaria, Martino Mascho, Pietro suo fratello, Uberto suo fratello, Perino de Nicoleto, suo genero Domenico, Uberto Moltono, suo fratello guiberto, suo figlio Giovanni, Bartolomeo Salvester, suo genero Domenico,Vercellino de Girarda, Giacomo de Alberto, Garrio, Stefano de Jula.

Anche interessanti sono i nomi delle famiglie di Misobolo alcuni dei quali troveremo a Montalenghe dopo il suo abbandono: - il console Uberto Spata, I fratelli Guiberto e Martino, Pietro de Bertha, Martino de Menardo, Ulrico Valscono, suo figlio Giacomo, Guiacio de Barto,suo figlio Giacomo, Boreno, Perotto de Landulfo, Uberto Guergia,(Cognome che diverrà Verga )Pietro Pisticcio, Guiberto Gajo, Aicardo Gajo, Giovanni de Alaria, Uberto Carpino.

I fatti più drammatici della storia di Montalenghe avvennero nel 1339, così ce li racconta l'Azario (1312-1367?):- Il castello di Montalenghe è situato in un luogo piuttosto alto della pianura del Canavese e sotto di esso, nella pianura di Rivarolo, si adagia il borgo di San Giorgio, dove abitavano ben ottocento uomini atti alle armi: i suoi abitanti non potevano nemmeno permettersi i più piccoli bisogni senza essere controllati dal castello di Montalenghe. Il castello apparteneva ad un conte povero dei San Martino. Essendovi colà i Balestrieri e i fanti di San Giorgio, nemici dichiarati, cominciarono ad assalire con forza il predetto castello e le parti esterne.

I difensori fecero una sortita con tanto impeto che, iniziata la mischia, quando vollero rientrare nella fortezza, ne furono impediti anzi retrocedendo perdettero anche le immediate dipendenze del castello (... retrocedentes perderunt aralia). Così i Ghibellini di San Giorgio entrarono in massa e sterminarono i Guelfi.

Il vecchio nobile con pochi uomini e per di più feriti si rifugiò sulla torre del castello e subito coi nemici addivenne a questo patto che, se entro tre giorni non avesse trovato tale aiuto da poter rinnovare l'esercito, avrebbe consegnato il castello a quelli di San Giorgio. Lo consegnò infatti e non fu più in grado di ricuperarlo. Oggi (1363 circa) esso viene custodito con grande cura dai signori di San Giorgio (L'Azario era di parte Ghibellina, e qui lo si nota). Tutte le sue ricchezze furono asportate.

Finisce così la storia medievale di Montalenghe legata a signori che le avevano dato lustro: ai Castellamonte e ai San Martino; e in seguito governata dai vincitori: dai Biandrate di San Giorgio e dal Marchese del Monferrato; con essi troveremo nuove famiglie venute a sostituire l’antica comunità forse distrutta da quei tragici eventi.

Interessanti sono i “cognomi” che successivamente si stabiliscono in paese, dei quali parecchi si ritrovano tutt’oggi altri si perdono nel tempo, altri ancora li ritroviamo in paesi vicini.

  1. - 1455 -Petrus de Motta, Joannes de Marchetti, Franciscus de Guglielmo, Dominicus de Boggio, Antonius de Meynardo(Meinardi), Dominicus de Berta, Petrus de Fauzono (Faussone), Stefanus de Bertello (Bertelli).


  2. - 1461- Triverio, Tonso, Barberis, de Gallo, de Berta, Verga.


  3. - 1505 - Perona, Majnardi, Boggji, de Tonso, de Majnardo, de Boggio, Cantellij, Motta.


  4. - 1583 - Gulielmus, Ferrerius, Fauzonus, Joaninus, Berta, Triverius.


  5. - 1627 - Gullielmo, Ferrero, Fauzonus, Johaninus, Tonsi, Berta, Triuerius, Textoris.


  6. - 1640 - Berta, Majnardi, Toscana, Gullielmo, Bertello, Fiorina.


  7. - 1660 - Tonso, Gilaudo, Boggio, Trivero, Fausone, Berta, Cantello


  8. - 1661- Meinardi, Zanino, Guglielmo, Jano, Baudino, Tonso.


  9. - 1577/79 - Millano, Jano, Zarolli, Zanollio, Zanolio, Bogij-Bogio, Fauzoni, Bertello, Bertelli, Zaninus, Triuerius, Motte, Galetus, Galletus, Ferreris, Ferrerius, Tonso, Berta, Baudinus, Florine, Gullielmo, Vergha, Bertonus, de Bertoni, Imperatore, Textore, Cantello, Gilaudo, Zana, Meijnardi, de Meijnardis, Martinetto , Jacolino, Jacobino, Toschana.

MISOBOLO
Fra Montalenghe e San Giorgio è esistito l'insediamento scomparso di "Musobolum", oggi territorio di San Giorgio, di cui resta soltanto traccia nel nome di una cappella situata in aperta campagna. Nel 1094 "Ubertus filius quondam Amidei" fa dono a favore di Santa Maria di Ivrea e di San Salvatore di Torino di Misobolo (GABOTTO. Le carte dell'archivio vescovile di Ivrea fìnoal 1313, doc. 3, p.13). In un documento del 1181 la chiesa di Misobolo con la sua decima è menzionata come feudo che certi signori "de Turre" tenevano da "Rophinus"(GABOTTO, cit.doc. 16, p.29). "Misobolum" è citato poi in un documento del 1257 (GABOTTO, cit., doc.266, p.369): il marchese di Monferrato lo consegnò, tra gli altri beni, al vescovo di Ivrea. Ma già nel 1329, dieci anni prima della distruzione di Montalenghe ad opera dei ghibellini Biandrate, dalla relazione della visita pastorale ordinata da Mons.Palyno Avogadro di Casanova risulta che la chiesa di Santa Maria era "campextris", quindi isolata dal borgo. Nel 1367 per la tenuità dei redditi viene affidata al parroco di Montalenghe (VENESIA, II Medioevo in Canavese, voi.Ili, p.207 sg.). Il Casalis attribuisce la 'scomparsa dell'insediamento di Misobolo alle guerre civili e alle pestilenze, oltre che alle irruzioni degli uomini di San Giorgio: non avendo la comunità di Montalenghe provveduto adeguatamente ad assegnare un sito adatto ad un insediamento "i misobolitani si scostarono dall'unione con Montalenghe e si trasferirono ad abitare parte a San Giorgio, parte al Gerbido, ora San Giusto, ed a Foglizzo" (G.CASALIS.op.cit). Il libro figurato del catasto del comune di San Giorgio (A.S.C. San Giorgio) risalente al XVIII secolo riporta naturalmente la regione di Misobolo, ed in essa possiedono beni abitanti di San Giorgio, di Montalenghe, di San Giusto.

LITI TERRITORIALI
Le vicende del territorio canavesano di cui ci siamo occupati sono improntate ad una sostanziale stabilità.
La storia di Montalenghe, al pari di quella di Barone, Orio, Candia e Caluso, tutti contigui fra loro e costituenti perciò un'unica e compatta area, affonda le proprie origini nell'antichità. Sulla collina di Castelvecchio sono stati rinvenuti reperti d'epoca romana e 11 dovette trovarsi il primo insediamento. Le prime attestazioni del "Castrum Montalengarum" risalgono al 1181, mentre di circa un secolo più tardi (1263) è la prima attestazione certa della comunità, anche se non è da escludere che già nella prima metà del XIII secolo questi luoghi ottenessero di reggersi a comuni. Questa parte del Canavese fu poi al centro delle vicende tra i conti del Canavese prima ed i Biandrate e Valperga poi, nel più ampio quadro delle contese Tra Savoia e Monferrato.
Il territorio di Montalenghe costituisce l'estremo confine occidentale dell'area canavesana di cui ci siamo occupati. Si tratta complessivamente di un'area ben delimitata a nord, al confine con il comune di Mercenasco, dalla cresta del colle definita a Montalenghe costa di Castelvecchio mentre tra Orio, Barone e Candia costa grande e costa di Santo Stefano. Le controversie sui confini settentrionali sono relativamente tarde e pare che siano state risolte facilmente e definitivamente: la conformazione del territorio, oltre che l'esistenza di un fossato, può aver giocato un ruolo importante, cosi come l'assenza in queste zone di beni comuni, anche se va tenuto presente che i feudi di Montalenghe e Mercenasco nel XIV secolo furono uniti e posseduti dai signori di Valperga. I beni della comunità invece erano situati a sud, al confine con Orio e San Giorgio: si tratta di boschi, gerbidi e pascoli, goduti sino all'inizio di questo secolo dalla popolazione, situati per la maggior parte nella regione del Fraschette (il luogo è detto anche "ad Moglietum"). L'esistenza di tali beni collettivi, sui quali i feudatari non estesero mai la loro signoria, si rileva in primo luogo dagli statuti: datati 1482, sono in questo caso la fonte principale da cui ricavare notizie interessanti la localizzazione e l'antica consuetudine d'uso dei beni comuni, tendenti qui come negli altri statuti canavesani a conservare il bosco e a non depauperare il pascolo. Il Fraschetto, suddiviso in superiore ed inferiore, è contiguo ai comuni di Orio, Barone, Caluso, Foglizzo e costituisce un'unica grande area su cui si trovavano i beni comuni: in esso è proibito rubare la legna e tagliarla (almeno vicino al confine con Caluso, nel luogo detto Truchas), così come appiccare il fuoco (tranne che nella parte al confine con San Giorgio, oltre il fosso della Denoglia, verso sera). E' proprio su questi beni comunitari che si incrociano le controversie territoriali di Montalenghe con Orio e San Giorgio, che hanno inizio tra XV e XVI secolo per concludersi nei primi anni dell'800. Con Orio si stabili la costruzione e la successiva manutenzione, a carico di entrambe le comunità, di un fossato che delimiti con precisione il territorio, mentre con San Giorgio, che possedeva anche un diritto di territorialità su 100 giornate di proprietà di Montalenghe in base ad un atto del 1684, si giunse all'acquisto da parte di Montalenghe sia di 10 giornate di San Giorgio sia del diritto di territorialità, estendendo in piccola parte il proprio territorio e garantendone l'utilizzo esclusivo alla comunità. La linea di divisione del territorio intersecava inoltre una stalla della cascina detta di San Carlo e ciò causava ulteriori controversie, che riguardavano, oltre che l'imposizione dei carichi fiscali, anche la leva dei soldati. La cascina fu utilizzata come linea di separazione ed assegnata in quell'anno al comune di Montalenghe.







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